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Il salto in alto

Il Vangelo di questa domenica ci mette veramente alla prova.
Gesù alza l’asticella e chiede di fare un salto in alto da record.

A voi che ascoltate dico…”.
L’invito è chiaramente rivolto a tutti noi che ascolteremo la proclamazione del brano a Messa; un invito che demarca in modo inequivocabile il confine fra essere e non essere buoni cristiani, veri atleti.

“…  amate… fate del bene… benedite… pregate”.
Bastano questi quattro verbi per sentirci provocati: Come li viviamo? Cosa ci chiedono di cambiare nel comportamento?

Questi quattro verbi ci mettono a nudo, ci svuotano da false illusioni e convincenti ipocrisie, ci fanno capire quanto siamo dilettanti nell’atletismo della fede.

Ma non finisce qui.
Gesù è un allenatore esigente e, come dicevamo, oggi vuole veramente esagerare elencando chi devono essere i destinatari di questi quattro verbi:
Amate i vostri nemici,
fate del bene a quelli che vi odiano,
benedite coloro che vi maledicono,
pregate per coloro che vi trattano male”.
Sì, chiede di amare nemici, odiatori, infamanti, sparlatori; coloro da cui riceviamo cattiverie e danni; gli inamabili.

Alle violenze subite chiede di rispondere con l’amore. Com’è possibile? Verrebbe da gettare la spugna, abbandonare tutto, lasciare la palestra della fede e ritirarsi.
Ma qui si gioca la misura alta del Vangelo. È qui che si fa la differenza tra vero atleta e semplice spettatore della gara.

Non ci resta, allora, che avere fede in lui: se chiede un salto così in alto è perché, di certo, ci conosce e sa che lo possiamo fare.
Se chiede un virtuosismo umanamente irricevibile è perché lui stesso lo farà con noi e ci darà un’asta per raggiungere le altezze non raggiungibili con le nostre sole gambe.

Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso”.
Questa è l’asta per lanciarci in ogni salto richiesto dal Vangelo.

Si può essere misericordiosi perché Dio dona la sua misericordia, che riceviamo nell’Eucaristia e alleniamo con la preghiera.

Riusciamo a essere misericordiosi quando, invece di guardare gli altri, volgiamo lo sguardo al Signore e al suo perdono nei nostri confronti.
L’amore per i nemici, la capacità di perdono non nasce da noi ma da Dio: per perdonare non dobbiamo guardare come ci ha trattato l’altro, ma come ci tratta il Padre.

Don Michele Fontana