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Barbara e le nostre torri

Il 4 dicembre si festeggia santa Barbara, martire morta torturata con il fuoco. Per questo è protettrice di vigili del fuoco, artificieri, armaioli e artiglieri. È invocata anche contro i fulmini, le esplosioni e la morte improvvisa.

Suo padre, Dioscuro, fece costruire una torre per rinchiudervi la bellissima figlia richiesta in sposa da molti pretendenti. La torre avrebbe dovuto avere due finestre, ma ella ne volle tre in onore della Santissima Trinità. Il padre, pagano, venuto a conoscenza della fede della figlia e del desiderio di non sposarsi, decise di farla uccidere dopo un tormento con piastre di ferro rovente. Il prefetto la condannò alla decapitazione e fu il padre stesso a eseguire la sentenza, al termine della quale un fulmine lo colpì e lo bruciò completamente.

La torre di Barbara può insegnarci diverse cose. Innanzitutto è simbolo chiaro di come l’amore dei genitori possa costruire vere e proprie carceri per i figli quando opprime la libertà e decide al loro posto. Quanti ragazzi spesso sono intrappolati nelle torri dei genitori che, volendo tutelarli, di fatto li isolano dal mondo; quanti giovani sono costretti a seguire controvoglia scelte di vita imposte dall’esterno; quanti sono obbligati a essere più bravi e migliori degli altri per non illudere i genitori; quanti sono intrappolati in carceri di natura psicologica causati dal comportamento dei familiari; quanti vedono il futuro intrappolato in torri di creta per scelte errate dei genitori.

Altro insegnamento lo offre il modo in cui la santa affrontò la prigionia della torre, trasformando lo strumento di sofferenza in occasione positiva, di crescita spirituale e bene per gli altri che accorrevano a lei.

Alla martire chiediamo di aiutarci a trasformare lo sconforto delle nostre torri (situazioni personali, familiari, sociali, economiche, lavorative, affettive, ecc., che intrappolano la speranza e la gioia), in occasioni di crescita.

Don Michele Fontana