Quante volte ci accorgiamo di essere distratti: gli occhi planano fugacemente sui volti delle persone con cui stiamo dialogando, o su ciò che ci circonda, ma mente e cuore navigano anarchicamente su altre persone o altre attività.
Al contrario, quando qualcosa ci attrae, occhi, mente e cuore si annodano a quel volto o a quell’impiego lasciandogli conquistare i più remoti territori del nostro tempo, anche dopo che l’esperienza è finita.
Il Vangelo di questa domenica apre la narrazione riportando che Gesù, “vedendo le folle [che accorrevano a lui], ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore“.
Scopriamo, così, un Gesù non distratto; al contrario attratto dal volto e dalla vita di chi incontra, soprattutto chi è stanco e sfinito.
Ascoltando la proclamazione liturgica sentiamo rifiorire la speranza nella consapevolezza che il Signore non è mai distratto dinanzi alla nostra vita e ai nostri problemi. Al contrario è attratto dalla stanchezza e dalle lacrime. A noi volge occhi, mente e cuore. Anche nei momenti in cui sembra disattento prova dolore per il nostro dolore.
Meditando l’incipit del Vangelo ci sentiamo chiamati a imitarlo, a sforzarci di rimanere focalizzati; di riempire il cuore d’amore per dirigerlo, insieme alla mente, là dove si posano gli occhi.
Don Michele Fontana