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Che pietra siamo?

Il vangelo di questa domenica è la continuazione di domenica scorsa. I fatti raccontati sono avvenuti di seguito, senza discontinuità, ed entrambi riguardano il rapporto di Pietro con Gesù.

Tuttavia, leggendoli separatamente sembra esserci un abisso tra i due episodi.
Domenica scorsa Gesù ha esaltato la professione di fede di Pietro definendolo «roccia» e «benedetto dal Padre»; oggi lo apostrofa definendolo «satana», nemico, perché «di scandalo», cioè d’inciampo.

Cosa è successo di tanto grave in così pochi secondi?

Dopo i complimenti ricevuti da Gesù, Pietro prende in disparte il maestro e lo rimprovera perché ha parlato di un’imminente passione e morte. «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai», gli dice.

Gesù non si lascia intimorire e a sua volta risponde in modo duro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».

Un istante prima l’apostolo è benedetto ed è pietra solida per la costruzione della Chiesa, un momento dopo quella pietra diventa d’inciampo, di ostacolo; un istante prima l’apostolo è una pietra su cui il Signore può costruire, un momento dopo quella pietra può distruggere.

Questa bipolarità impone a tutti una considerazione e una riflessione.

La considerazione è che ogni realtà, anche la più bella, può cambiare improvvisamente, sia in negativo che in positivo. Per questo dobbiamo sempre vigilare su noi stessi.

La riflessione parte dalla domanda che il racconto invita a porci. Le mie parole, i miei gesti, la mia presenza, il mio contributo che pietra sono? Per costruire o per distruggere?

Don Michele Fontana