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Il cimitero

Il 2 novembre è il giorno per eccellenza della commemorazione dei defunti. Non un giorno per tutto l’anno (almeno si spera), ma un giorno che sintetizza tutto l’anno, perché ci ricorda che la memoria e la gratitudine verso quanti ci hanno preceduto nella vita sono le pietre con cui lastricare il nostro cammino.

Come di consueto, a partire da domenica (grazie al ponte offerto dal calendario), meta dei pensieri e luogo delle visite di ognuno di noi sono i cimiteri in cui giacciono parenti e amici.

La parola “cimitero” deriva dal greco koimetérion, che significa luogo di riposo (al contrario di “necropoli”  che possiamo tradurre con città dei morti).

Il cimitero, infatti, è “luogo del riposo” perché ricorda che i defunti, le cui spoglie mortali sono ospitate, sono in attesa del risveglio finale. Gesù stesso, d’altronde, ci ha rivelato che la morte del corpo è come un sonno dal quale lui ci risveglierà. Questa fede siamo chiamati a rinnovare oggi, dinanzi alle tombe dei nostri cari e di quelli che nessuno ricorda più.

Una fede che dobbiamo trasformare in suffragio, offerta d’amore per le loro anime. Un’offerta a sua volta impastata con l’acqua della preghiera e la farina prodotta dai piccoli semi di bene che spargiamo nelle nostre giornate, soprattutto nei granai più bisognosi.

Don Michele Fontana