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Testimoni come la Luna

Nel Vangelo di questa domenica (Lc 21,5-19) è presentato uno dei discorsi apocalittici attraverso cui Gesù annuncia i momenti ultimi della storia. Nell’anticipare questi eventi, il Signore spiega anche quale sarà la condizione dei discepoli lungo tutto il percorso degli anni. Così indica, prima ancora che iniziasse il suo cammino, una Chiesa impastata nella sofferenza. Nel preannunciare le prove future della Chiesa, chiede che queste siano occasione di testimonianza.
L’arco temporale della vita della Chiesa nel mondo è dunque specificato come tempo di testimonianza, soprattutto nelle sofferenze.
Questo è il segno distintivo dei cristiani: essere testimoni!
Testimone è chi riferisce un’esperienza vissuta in modo diretto, percepita con i sensi: gli occhi, gli orecchi, le mani. Con questa convinzione Giovanni apre la Prima Lettera:
“Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita …  noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi”.
Saremo testimoni se prima di tutto vivremo un’esperienza diretta, intensa, con Gesù.
La missione del cristiano è simile a quella della Luna, che è testimone della presenza del Sole nel buio della notte. Nell’oscurità notturna nessuno vede il Sole, e tuttavia la sua presenza è resa “visibile” dalla sua luce riflessa sulla Luna. Così, nel buio dei valori umani e sociali dobbiamo essere testimoni di fede riflettendo la luce di Gesù nella nostra vita. Luce di amore, di pace, di verità.
Nel discorso di Gesù viene anche detto che i momenti in cui la testimonianza diventa più incisiva sono quelli macchiati dal sangue della sofferenza, percorsi con la croce sulle spalle lungo le estenuanti salite delle difficoltà.
Quando un cristiano affronta una sofferenza e l’attraversa con serenità nel cuore, senza lasciarsi turbare nel fare il bene e vivere nella verità, il suo stile di vita, il suo comportamento diventano testimonianza viva dell’incontro con il Signore.

Don Michele Fontana