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La perfezione e i nostri sogni

Siate dunque perfetti (tèleioi) come il padre vostro celeste perfetto (tèleios) è“.

Il termine greco utilizzato nel Vangelo di Matteo,  da noi tradotto con “perfetti” e “perfetto“, richiama la capacità di raggiungere uno scopo, centrare un obiettivo.

Gesù invitandoci alla perfezione dissocia la vita cristiana e la santità dalla ricerca di atteggiamenti e comportamenti esternamente precisi.

La santità si vive nella realizzazione dei nostri obiettivi, nel vivere la missione, seguire la vocazione, rincorrere e raggiungere i sogni.

Questa rilettura dona un significato sorprendente all’invito: libera dall’ansia di ricercare una perfezione esteriore e nello stesso tempo invita a centrare gli obiettivi.

Così la santità diventa qualcosa di stupendo.

Le parole, in ogni caso, non si fermano al semplice invito alla perfezione, perché da sola potrebbe essere ambigua: ciascuno potrebbe porsi sfide e obiettivi non buoni.

Gesù chiede di essere “perfetti come il Padre“. Che significa? In che modo è perfetto Dio?

– Nella scelta degli obiettivi: i sogni di Dio sono solo di bene;

– Nella percorso per raggiungerli, fatto solo di bene.

In pratica Gesù invita a seguire i nostri sogni, a correre verso i nostri obiettivi, ma come fa il Padre suo, ponendoci obiettivi concreti di bontà (per noi e per gli altri), e sforzandoci di raggiungerli attraverso percorsi di bontà.

Don Michele Fontana