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Il Signore ti benedica!

Il primo giorno dell’anno la liturgia della Parola propone come prima lettura un brano tratto dal Libro dei Numeri in cui il Signore chiede ai ministri sacri di benedire il popolo:

«Direte loro: Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace. Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò».

La preghiera, le cui parole sono dettate direttamente da Dio, e fatta propria dalla Chiesa, non è una pia esortazione ma manifestazione di un impegno: Dio decide di benedire tutti gli uomini; e lo vuole fare tramite l’invocazione di altri uomini.

In un giorno gravido di significati come quello odierno, quindi, la liturgia ricorda la necessità della preghiera di benedizione per porre tutto l’anno sotto la sguardo benevolo del Signore.

È importante che i sacerdoti benedicano il Popolo di Dio, sempre, non solo oggi.
È altrettanto necessario che anche i fedeli siano invocatori di benedizione; si benedicano a vicenda.

Dalla prima lettura della Messa, dunque, siamo invitati a riscoprire la bellezza di benedirci gli uni gli altri, a partire dalle nostre famiglie.

Quando qualcosa va storto, invece di imprecare benediciamo, poniamo il nostro impegno nelle mani del Signore.

Quando qualcuno si comporta male, invece di criticarlo benediciamo, poniamo la sua vita nel cuore di Dio.

Quando un’attività sembra non riuscire, invece di scoraggiarci benediciamo, poniamo i progetti nella mente dell’Altissimo.

La benedizione non è un semplice augurio,  ma potente intercessione attraverso la quale il Signore stesso decide di legare la sua presenza e il suo intervento alla nostra vita.

Tuttavia, perché egli ci ascolti quando “benediciamo” qualcuno vuole prima averci sentito che “diciamo bene” di lui, senza maschere e ipocrisie.

Don Michele Fontana