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I pani… della Pasqua

Da questa domenica il Vangelo festivo interrompe la lettura cursiva di Marco per narrare la moltiplicazione dei pani, e il discorso successivo di Gesù, così come presentati da Giovanni.

Una proclamazione liturgica che ci accompagnerà per i mesi di Luglio e Agosto.

Avremo modo nelle prossime settimane di ritornare ai tanti insegnamenti che l’episodio offre alla nostra riflessione.
Oggi mi piacerebbe soffermarmi sull’incipit:
Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei“.

È utile prestare attenzione ai richiami biblici presenti nel testo, in modo particolare alla Pasqua ebraica.
La festa, lo sappiamo, era la celebrazione del “passaggio” di Israele dalla schiavitù alla libertà.

Anche Giovanni parla di “passaggio”: all’altra riva del mare.
In verità si tratta di un lago. Nella narrazione è chiamato così per rievocare in chi legge l’attraversamento del Mar Rosso durante l’Esodo, nella prima Pasqua.

Giunti dall’altra parte, Gesù sale sul monte, esattamente come Mosè sul Sinai.
Il monte è luogo della presenza di Dio; dove divampa, senza mai estinguersi, il suo fuoco d’amore; dove il Signore fa dono della sua volontà, incisa sulle tavole di carne che sono i cuori.

Emerge, dunque, la ricchezza del messaggio che Giovanni ha voluto consegnarci e che spesso rimane sottaciuto perché la riflessione è rapita dal miracolo della moltiplicazione.

Il pane eucaristico (la Comunione), quotidianamente moltiplicato su ogni altare, in ogni angolo del mondo, permette di passare all’altra riva, dare una svolta alla vita, attraversare il mare delle paure, delle ansie, delle difficoltà.

Occorre, però, ritagliarsi del tempo e salire sul monte con Gesù (Messa); incontrare il Padre nella preghiera; lasciare che il fuoco del suo amore arda in noi; mettersi in ascolto della Parola, anch’essa spezzata e moltiplicata per farsi alimento spirituale che illumina, consiglia, guida e fortifica la nostra vita.

Don Michele Fontana