Il vangelo della seconda domenica di Pasqua pone al centro della meditazione liturgica la persona di Tommaso.
Sembra strano, ma il vero nome dell’apostolo molto probabilmente non era Tommaso: si tratta infatti di un soprannome “Theomà” che in aramaico significa gemello. Il quarto Vangelo quando parla di lui si premura di tradurre il soprannome per i non ebrei, spiegando che significa dìdimo (gemello in greco).
Da dove deriva quest’appellativo? Ci sono diverse ipotesi.
Alcuni credono che l’apostolo fosse veramente gemello di qualcuno; altri sostengono che il soprannome fosse utilizzato per indicare i discendenti della tribù di Beniamino; altri ancora sostengono che l’appellativo fosse da intendersi come gemellanza spirituale di Tommaso con Gesù; non pochi facendo riferimento al quarto vangelo (dove l’apostolo è più volte citato) sostengono che sia presentato come gemello di ogni discepolo, soprattutto nel cammino difficile di apertura alla fede.
Al di la delle tante interpretazioni, alcune fantasiose altre spiritualistiche, sicuramente non facciamo torto ad alcuno se affermiamo che Tommaso rappresenta tutta la Chiesa, con le paure e le difficoltà nel credere, ma soprattutto che rappresenta la missione stessa della Chiesa, chiamata ad essere “gemella di Gesù” nei confronti del mondo e “gemella dell’umanità” nei confronti di Gesù.
In quanto gemelli del Signore dobbiamo mostrarne il volto misericordioso agli altri; in quanto gemelli dell’umanità dobbiamo rappresentare al Signore le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce di ogni uomo.
Don Michele Fontana