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Catena dolce, vincolo d’amore

La memoria liturgica di oggi invita a riflettere sul Rosario, preghiera che ha accompagnato generazioni e generazioni, e che ancora oggi occupa un posto d’onore tra le tante devozioni della pietà popolare.

È «catena dolce che ci rannoda a Dio», secondo la bella espressione della Supplica, «vincolo di amore che ci unisce agli angeli», «torre di salvezza» e «porto sicuro», perché ci affida all’intercessione potente di Maria.
Propriamente, infatti, non è Lei a conferire le grazie, ma Dio Padre mediante suo Figlio. Eppure esse sono copiosamente concesse per la sua materna intercessione.

La storia del Rosario testimonia come la Chiesa nei momenti difficili abbia fatto ricorso a questa preghiera, che possiede una forza particolare.

Il Rosario, con i suoi venti misteri, inoltre, esprime ed educa la nostra fede senza giri di parole, aiutando ad avere fiducia in Dio e abbandonarsi a lui in ogni circostanza.

Nella parte mediana del grande affresco del Giudizio universale della Cappella Sistina spicca un particolare: nell’ascesa dei beati, uno dei risorti porge la corona del Rosario a un uomo e a una donna per aiutarli a salire in Paradiso, esprimendo così la convinzione che il Rosario sia importante per ottenere la salvezza eterna.

La sua pratica serale in famiglia, in passato molto diffusa, era motivo di unione e riunione. Oggi purtroppo le famiglie non riescono più a stare insieme per dialogare, o anche solo guardare la TV, con gli occhi, gli orecchi, la mente e il cuore “distratti” da tanti dispositivi.

Al giorno d’oggi c’è la moda di seguire tecniche yoga per rilassarsi, ripetendo in continuazione uno stesso “mantra” che aiuta a concentrarsi su sé stessi e trovare la propria energia. Non dimentichiamo, però, che questi “segreti” li abbiamo già “in tasca”: basta prendere in mano una corona del Rosario; non cerchiamo lontano ciò che, invece, possiamo trovare molto vicino.

Riscopriamo, dunque, la sua recita, facciamone una boccata d’ossigeno alle nostre giornate, tra un’occupazione e l’altra, quasi a immettere piccoli squarci di cielo nel grigiore della routine quotidiana.

Don Michele Fontana