Apriti!

Portano un sordomuto da Gesù.
La disabilità gl’impedisce di comunicare adeguatamente con gli altri e lo fa chiudere in se stesso: non riesce ad ascoltare il loro pensiero e a proporre il proprio: emette solo suoni strani e incomprensibili.

Gesù lo accompagna in disparte; gli mette le dita negli orecchi; con la saliva gli tocca la lingua; guarda verso il cielo; emette un sospiro e dice: «Effatà», cioè apriti.
Subito gli si aprono gli orecchi, si scioglie la lingua e inizia a comunicare.

Nel miracolo, proclamato nel Vangelo di oggi, mi pare di scorgere un’allegoria della nostra società, e in essa di me stesso.

Anche noi, infatti, talora siamo sordi, talvolta muti, talaltra sordomuti insieme.
Ognuna di queste situazioni impone una chiusura, una difficoltà di comunicazione con gli altri e con il Signore.

Siamo sordi quando incapaci di udire il grido di aiuto che si leva dalla vita di chi ci sta affianco; siamo sordi quando non vogliamo ascoltare il punto di vista di chi pensa diversamente; siamo sordi quando non diamo spazio alla parola del Signore che, come leggera brezza, vuole soffiare nel nostro spirito.

Siamo muti quando parliamo solo a noi stessi o di noi stessi; siamo muti quando dinanzi a una situazione di difficoltà o ingiustizia non prendiamo posizione; siamo muti quando non testimoniamo i nostri valori e il nostro credo; siamo muti quando non parliamo al Signore degli altri, e agli altri del Signore.

In tutti questi casi la conseguenza è la “chiusura” della vita alla grazia, all’amore a alla gioia vera.

Oggi, allora, Gesù si rivolge a tutti, nessuno escluso, per ripetere il suo “Effatà”.

Apri i tuoi orecchi!
Apri la tua bocca!
Apri il tuo cuore!

Don Michele Fontana