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Adorazione Eucaristica Giovedì Santo

Adorazione Eucaristica

Giovedì Santo – 1 Aprile 2021

 

Introduzione

Inizio della veglia
Guida: Nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo.

Guida: Sono tanti i simboli che i fedeli, fin dai primi secoli del cristianesimo, hanno utilizzato per esprimere la fede.
Tra essi i più noti sono il Buon pastore, le lettere greche “alfa” e “omega”, le lettere greche “chi” (X) e “rho” (P) come iniziali del nome Cristo, il monogramma IHS, le chiavi, la barca, l’ancora, il germoglio, l’uva, le spighe, il pane, il pesce, il delfino, l’agnello, la cerva che si disseta, la colomba, la fenice, il pellicano, il pavone.
In quest’ora di adorazione, proprio quest’ultimo, il pavone, ci accompagnerà nella meditazione del discorso di Gesù nell’Ultima Cena, per inoltrarci nel clima del triduo pasquale.

 

1° momento: Il grembiule

Ascoltiamo
Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.
Mentre cenavano, quando già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio di cui si era cinto.
Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo». Gli disse Simon Pietro: «Non mi laverai mai i piedi!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete mondi».
Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi. In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato {…].
Dette queste cose, Gesù si commosse profondamente e dichiarò: «In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà». discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece un cenno e gli disse: «Di’, chi è colui a cui si riferisce?». Ed egli reclinandosi così sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose allora Gesù: «È colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò». E intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda Iscariota, figlio di Simone. E allora, dopo quel boccone, satana entrò in lui. Gesù quindi gli disse: «Quello che devi fare fallo al più presto». Nessuno dei commensali capì perché gli aveva detto questo; alcuni infatti pensavano che, tenendo Giuda la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Preso il boccone, egli subito uscì. Ed era notte.
(Giovanni 13,1-29)

Si depone un grembiule ai piedi del pavone.

Riflettiamo
L’utilizzo figurativo del pavone risale al mondo classico. Compare, ad esempio, su alcune monete dell’antica Grecia, dove era scelto come immagine del firmamento: nei variopinti colori del suo piumaggio e nella forma rotonda della coda si coglieva il riflesso del cielo stellato.
I cristiani hanno assunto da subito questa suggestiva evocazione è l’hanno ricondotta a vessillo del Cielo eterno, il Paradiso, dove le anime dei santi, come splendide piume, sono rivestite dei colori della carità.
Gesù questa sera, nell’Ultima Cena, depone il saio e si cinge il grembiule del servizio.
Mostra, così, che la vita per brillare deve essere tinta dai colori della misericordia.

Preghiamo
In un primo momento di preghiera personale ringraziamo Gesù per tutte le volte che si è chinato sulla nostra vita a lavare le piaghe delle sofferenze e bagnare di benedizione i piedi del nostro cammino.

Breve silenzio di meditazione.

Chiediamo al Signore che ci aiuti a comprendere come colorare la nostra vita con le tinte della misericordia.
Facciamo scorrere le nostre giornate e le nostre relazioni per comprendere dove e come possiamo servire Gesù servendo gli altri.

Breve silenzio di meditazione.

Ripetiamo insieme: Donaci il tuo grembiule, Signore.
– Ogni volta che ci troviamo dinanzi a una persona che soffre.
– Ogni volta che non riusciamo a leggere la sofferenza negli occhi degli altri.
– Ogni volta che non vogliamo che gli altri disturbino la nostra serenità.
– Ogni volta che pensiamo di non aver tempo per aiutare gli altri.

Adoriamo
Continuiamo l’adorazione in silenzio.

 

2° Momento: La lucerna

Ascoltiamo
Durante l’Ultima Cena, Gesù disse: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l’avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. E del luogo dove io vado, voi conoscete la via».
Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse».
(Giovanni 14,1-11)

Si depone un grembiule ai piedi del pavone.

Riflettiamo
Il pavone è raffigurato in antichi mosaici rinvenuti in dimore di patrizi romani. I romani, infatti, ritenevano che le sue carni non andavano in putrefazione, e per questo lo consideravano simbolo d’immortalità.
Nelle catacombe dei primi cristiani, l’immagine del pavone è stata ritrovata a decoro di alcune lucerne che servivano per illuminare le buie gallerie sotterranee.
I simboli della luce e del colorato pennuto, messi insieme, esprimevano una chiara allusione al cammino di ogni uomo, nella notte della storia, per giungere al Paradiso dove il Signore ha preparato un posto per ciascuno.
Un percorso, quello della vita, che spesso attraversa notti buie fatte di cadute, scoraggiamenti, disperazione, in cui la luce per illuminare la strada e accompagnare all’uscita viene solo dal divino “pavone”, Gesù.
Egli ha ricordato: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno» (Gv 6, 54).
E anche: «Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre ma avrà la luce della vita» (Gv 8,12).
Il pavone e la lucerna, il Corpo di Gesù e la sua Parola, sono il sostegno per attraversare ogni buio, anche quello della pandemia che stiamo vivendo.

Preghiamo
Presentiamo al Signore le persone e le realtà (famiglie, amicizie, lavoro) che stiamo vedendo spegnersi a causa di malattia, anzianità, disperazione, tristezza, solitudine, incomprensione, cattiveria, peccati, difficoltà di ogni genere.

Breve silenzio di meditazione.

Per ogni situazione di buio, lasciamo che la luce del Vangelo la illumini e ci aiuti a comprendere cosa possiamo fare noi per rischiarare quella notte.

Breve silenzio di meditazione.

Ripetiamo insieme: Illumina le nostre notti, Signore.
– Quando le nostre famiglie vivono momenti di crisi.
– Quando il nostro lavoro sembra instabile.
– Quando abbiamo difficoltà a intravedere un sereno futuro.
– Quando la malattia tocca il corpo e l’anima.

Adoriamo
Continuiamo l’adorazione in silenzio.

 

3° momento: Il cuore

Ascoltiamo
Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre. Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.
Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi. Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».
(Giovanni 14,12-21)

Si depone il cuore ai piedi del pavone.

Riflettiamo
Durante il giorno il pavone sembra un volatile da cortile come tutti gli altri. E così, di fatto, è! Quando però apre la ruota, mostra tutta la sua unicità e magnificenza.
Questa bellezza, quasi nascosta, permette di vedere in esso l’immagine di Cristo Gesù, che velava nelle sembianze dell’umanità la sua natura divina, e questa notte cela sotto il viso tumefatto e sanguinante il Volto glorioso di Dio,
Questa bellezza, quasi nascosta, mostra anche qual è la condizione di ogni cristiano nel mondo. Ogni fedele, infatti, quando è tra la gente esternamente quasi si confonde con gli altri: a giudicare dalle apparenze è un essere umano, immerso nel trambusto della vita quotidiana. Eppure, sotto quelle sembianze ordinarie, la nostra anima possiede uno splendore nascosto: la Santissima Trinità abita realmente in noi.
Gesù questa notte inchioda la sua vita umana sulla Croce perché ciascuno di noi possa ricevere la sua vita divina.
Verso la fine dell’Ultima Cena, nella parte del discorso appena ascoltata, prima di consegnarsi alla Passione ricorda la condizione per cui lui e il Padre, insieme allo spirito Consolatore, vengono ad abitare in noi, nelle nostre case, nelle nostre vite: se ascoltiamo i suoi comandamenti, che racchiude in uno solo, l’amore!
Chi ama, è amato da Dio, e Dio abita in lui.

Preghiamo
Mettiamo nel cuore di Gesù tutto ciò che abbiamo nel nostro cuore: quanto lo turba, lo appesantisce, lo fa sognare, lo fa innamorare.

Breve silenzio di meditazione.

Ora chiediamo al Signore di aiutarci a mettere nel nostro cuore ciò che c’è nel suo: la misericordia, la compassione, la carità, la verità.

Breve silenzio di meditazione.

Ripetiamo insieme: Vieni nel nostro cuore, Signore.
– Ogni volta che ci sentiamo appesantiti e tristi.
– Ogni volta che incontriamo una persona bisognosa.
– Ogni volta che non riusciamo ad amare e perdonare gli altri.
– Ogni volta che non riusciamo ad ascoltare e amare te.

Adoriamo
Continuiamo l’adorazione in silenzio.

 

4° momento: La corona di spine

Ascoltiamo
Gesù, alzati gli occhi al cielo, disse: «Padre, io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. E ora glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse…
Le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato.
Io prego per loro… perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi…
Ora io vengo a te e dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia».
(Giovanni 17,1-17)

Si depone la corona di spine ai piedi del pavone.

Riflettiamo
In epoca medioevale si credeva che il pavone annualmente perdesse le penne per farle rispuntare, ancor più belle, in primavera.
Secondo alcune leggende le tinte delle piume erano conseguenza di una dieta particolare: mangiava i serpenti velenosi, trasformando il mortale siero in bellissimi colori.
Questa notte Gesù, abbracciando volontariamente la Croce, si lascia uccidere dal peccato dell’umanità. Con la sua morte trasforma il veleno, che è nel cuore di ogni uomo, nei colori della vita che viene dalla grazia e benedizione.
Come lui e con lui, anche noi questa notte siamo invitati a sconfiggere il male eliminando peccati, vizi, difetti, pensieri cattivi, comportamenti non buoni, perché nuove piume rinascano nella nostra vita, tingendola con i colori della gioia.

Preghiamo
La corona che tra poco, nella dolorosa Passione, sarà posta sul capo regale del Signore, provocando ulteriori strazi e dolori, è riempita dalle spine dei peccati dell’umanità. Pensiamo brevemente a quanto male si sta compiendo intorno a noi; chiediamo perdono a Gesù, e impegniamoci a dissociarci da ogni cattiveria.

Breve silenzio di meditazione.

Ora facciamo un breve esame di coscienza per riconoscere i nostri personali peccati e proponiamoci, stasera stesso, di togliere quelle spine dalla corona.

Breve silenzio di meditazione.

Ripetiamo insieme: Aiutaci a togliere le spine, Signore.
– Quando non riusciamo a estirpare i vizi.
– Quando non riusciamo a eliminare i comportamenti sbagliati.
– Quando non riusciamo a superare i limiti.
– Quando non riusciamo a vincere i peccati.

Adoriamo
Continuiamo l’adorazione in silenzio.

 

Preghiere conclusiva

Inondami, Signore, nel sangue del tuo capo incoronato di spine affinché mi possa purificare dai peccati della mia mente.
Lavami con il sangue delle tue dolorose frustrate per liberarmi da tutti i disordini dei miei sensi.
Fa’ che ti aiuti a portare la croce come il Cireneo per tutti i peccati di orgoglio che ho commesso.
Fa’ che la mia lingua taccia come hai fatto davanti ad Erode, per riparare tutte le mie parole che hanno ferito il prossimo.
Che io tocchi con timore i fori delle tue sacre mani per riscattare tutto ciò che non hanno fatto le mie.
Che io tocchi con timore anche i fori dei tuoi piedi per riscattare l’indifferenza dei miei verso i bisognosi.
Immergimi nella ferita del tuo doloroso costato affinché ripari con gioia la mia mancanza d’amore.
Tu hai pianto sulle mie indegnità.
Io ho pianto sulle Tue piaghe.
Piaghe sopra le mie indegnità.
Piaghe sulla mia miseria.
Hai pianto perché non potevi essere realmente miseria come me.
Fa’ che il mio pianto sia unito in ogni momento della vita al tuo.
Amen.

L’assemblea si scioglie in silenzio.