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A due a due

Durante il percorso verso Gerusalemme, Gesù chiama i Dodici e li manda a due a due (Marco 6, 7-13).

Ordina loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone. “Né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche“.
E dice loro: “Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro“.

La missione degli Apostoli è preparare l’accoglienza dei cuori al messaggio e alla persona di Gesù. In pratica devono essere testimoni viventi della bellezza della vita nuova nel Vangelo.

Come condizione fondamentale di questa missione è chiesto di viverla a due a due.

L’attività in coppia ha diverse motivazioni che vanno dal sostegno vicendevole nelle avversità, alla testimonianza dell’uno sulla parola dell’altro, all’arricchimento con i reciproci doni e carismi.

Tuttavia il movente principale del mandato a due a due è la testimonianza della comunione.

La prima attestazione della grandezza del Vangelo è, infatti, nella comunione di chi lo proclama.

Le divisioni, le fazioni, le faide, le separazioni, gli scismi non sono via evangelica, ma diabolica. La parola diavolo, infatti, deriva dal verbo greco diabàllo che significa separare. Diavolo è colui che crea, attraverso la menzogna, separazione, frattura e inimicizia tra uomo e Dio, tra uomo e uomo.

Pertanto dobbiamo convincerci che la prima testimonianza che possiamo e dobbiamo dare a Gesù, alla bellezza della vita nuova in lui, e al Vangelo, è la comunione che viviamo con i familiari, i colleghi di lavoro, gli amici e nelle comunità (ecclesiali e sociali).

Don Michele Fontana