Home / Vangelo del giorno / Giovedì santo. Tra le braccia del Papà.

Giovedì santo. Tra le braccia del Papà.

Giovedì santo è il giorno dell’Ultima Cena; della lavanda dei piedi e del comandamento dell’amore; del dono dell’Eucaristia e dell’istituzione del sacerdozio.

È, quindi, giorno di grazia e festa per la Chiesa. Il colore bianco dei paramenti liturgici, il canto del gloria e il suono festante delle campane ne sono un chiaro riferimento.

Al tramonto del sole, però, Giovedì santo è anche il giorno del Getsemani; della solitudine e dell’abbandono; del tradimento di Giuda e del rinnegamento di Pietro.

Uscendo dal Cenacolo Gesù si avvia al Getsemani per pregare, com’era solito fare. Giovanni sottolinea che era “notte“. La notte è simbolo della morte esteriore e interiore. Quella sera Gesù entra nell’oscurità dell’umanità, nelle nostre notti.

I discepoli, il cui sostegno umano egli cerca in quell’ora di estremo travaglio, si addormentano per la stanchezza. Riescono, tuttavia a sentire alcuni frammenti della sua preghiera: si rivolge a Dio chiamandolo “Abbà“, che significa “Papà“; parola del linguaggio dei bambini, di chi nella tribolazione si rifugia tra le braccia possenti del padre.

In quella notte, in quella preghiera, Gesù sperimenta l’angoscia di fronte al potere della morte, allunga lo sguardo nelle notti dell’umanità, vede anche me e prega per me, affidandomi alle braccia onnipotenti del suo “papà”.

Don Michele Fontana