“Verba docent, exempla trahunt”.
È una locuzione latina che, tradotta letteralmente, significa: “Le parole insegnano, gli esempi trascinano”.
I gesti parlano più di mille parole, e questo Giovedì Santo, ricordando la Cena del Signore, colpiscono soprattutto due gesti: Gesù che lava i piedi degli apostoli, e Giuda che va a tradirlo per trenta monete.
Due gesti che anche oggi si rivivono, e purtroppo non solo nelle rivisitazioni liturgiche.
Il tradimento di Giuda si ripete ovunque l’amore e la pace sono traditi, ovunque si perpetrano gesti di guerra, cattiveria e distruzione. Dietro a quei gesti, come dietro a Giuda, ci sono altri: dietro a Giuda c’era il Sinedrio che aveva promesso denaro perché Gesù fosse consegnato; dietro a ogni gesto di guerra ci sono fabbricanti d’armi, trafficanti di disperazione, sciacalli di lutti che vogliono il sangue e non la pace, la guerra e non la fratellanza.
Dietro ogni gesto di guerra, ogni colpo di mortaio, ogni sibilo di missile, ogni boato di bomba, ogni sirena d’allarme, ci sono despoti politici e interessi economici, strategie nazionalistiche e tornaconti personali, disinformazione e schiavitù.
Perché quando scoppia una guerra le prime a morire sono la verità e la libertà.
I gesti di guerra purtroppo in questi giorni stanno capitalizzando la scena negli strumenti d’informazione rivelando l’abisso senza fondo dove può sprofondare la cattiveria umana quando decide di tradire l’amore del Signore. Sono gesti che nella brutalità della violenza spingono a dubitare della “umanità degli umani”.
Ringraziando il Signore, però, fanno da contraltare altri gesti, molto più numerosi anche se silenti: quelli della “lavanda dei piedi”, del servizio di tanti donne e uomini che in tutte le parti del mondo si stanno impegnando per versare l’acqua della misericordia, della pietà, della consolazione, della vicinanza e dell’amore sui piedi di milioni di profughi che scappano dalle terre devastate dal conflitto.
Di fronte a questi due gesti ciascuno di noi è chiamato a scegliere da che parte schierarsi.
Don Michele Fontana.