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Osserverete l’amore!

Se mi amate, osserverete i miei comandamenti“.

Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama“.

Sono due affermazioni di Gesù che fanno da cornice al Vangelo di questa domenica, essendo collocati all’inizio e alla fine.
Con esse impariamo innanzitutto che l’amore è pieno quando va oltre il sentimento, lo stare bene alla presenza di qualcuno, la sete dell’anima (come recita il Salmo 62: “Di te ha sete l’anima mia“).

L’amore per Gesù è vero quando all’affetto si unisce l’ossevare i suoi comandamenti.

Poco prima di queste affermazioni, fatte durante l’ultima Cena, egli stesso aveva consegnato ai discepoli il testamento spirituale condensando i “suoi” comandamenti nell’amore reciproco fatto di servizio.

Il verbo greco reso con “osserverete” è “Tēreō” che può tradursi anche con sorvegliare, custodire, conservare, tenere.
È un verbo usato spesso nei vangeli: Gesù prega il Padre di custodire i discepoli (Gv 17, 11-15); a Cana il vino buono è stato conservato fino a quel momento (Gv 2,10); il profumo deve essere conservato per la sepoltura (Gv 12,7); il Figlio osserva la Parola del Padre (Gv 8,55) e rimane nel suo amore (Gv 15,10).

Fondendo una così ricca varietà semantica potremmo dire che secondo l’insegnamento di Gesù la verità dell’amore per lui è l’amore concreto verso gli altri.

E la concretezza di questo amore è il servizio… che deve essere custodito dalle tentazioni, dalle cattiverie, dalle gelosie e dalle invidie; conservato nella genuinità dello slancio affettivo; tenuto stretto quando venti di tempesta rischiano di strapparlo via.

Giovanni, testimone diretto, e attento recettore di questa richiesta del Signore, affermerà nella prima lettera:
Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità” (1Gv 3,18).

Michele Fontana